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EXODOS. Rotte migratorie, storie di persone, arrivi, inclusione

Exodos è uno strumento di comunicazione che persegue l’obiettivo di mettere il pubblico nelle condizioni di “conoscere” il fenomeno delle migrazioni dai loro punti di origine e di stimolare consapevolezza rispetto a quali siano le cause dei flussi migratori e le condizioni delle persone migranti.

Exodos affronta e racconta l’esodo da diversi punti di vista: quello dell’esperienza diretta dei profughi, quello del contesto internazionale delle “rotte migratorie” e quello degli operatori del sistema di accoglienza ed inclusione della Regione Piemonte, a completamento di un ciclo i cui protagonisti sono “persone”.

Ad ogni passo percorso da un migrante che è fuggito dalla propria terra corrisponde anche un passo delle istituzioni, degli operatori dell’accoglienza, della sicurezza, dell’integrazione e dell’inclusione socio-lavorativa.

La mostra

Per documentare le rotte migratorie e le storie delle persone coinvolte, dalle partenze agli arrivi, fino all’inclusione, la Regione Piemonte, in collaborazione con l’Associazione allievi del master in giornalismo “Giorgio Bocca”, ha chiamato a raccolta 12 fotografi e videomaker piemontesi e ha trasformato Exodos in una mostra itinerante, con 71 pannelli dimensione 75×50 centimetri, di cui 61 fotografici e 10 esplicativi, oltre a decine di video e reportage.
La direzione artistica è di Mauro Raffini e i pannelli sono stati stampati dal laboratorio Emozioni di Davide D’Angelo.

Il contesto

La chiamano “crisi dei migranti”. O il “dramma dei profughi”. Con il perdurare della guerra civile in Siria, milioni di persone sono state costrette a lasciare la propria città, la propria casa, la propria famiglia, la propria vita per scappare dalla morte. E quei milioni di persone in fuga bussano alle porte dell’Europa.

Le rotte di questi popoli le conosciamo. Dalla Siria attraversano il confine con la Turchia e da lì si dirigono prima in Grecia, poi in Macedonia, e poi cercano di risalire verso la Germania attraverso la Croazia, la Serbia, la Slovenia, l’Austria, l’Ungheria. Oppure dalla Libia e, in misura minore dalla Tunisia, sbarcano in Italia, per poi dirigersi verso il Nord Europa, oppure in Francia e da lì in Inghilterra.

Sono percorsi a tappe, alcune delle quali tristemente note, per una sorta di spoon river della speranza: le isole di Lesbos e Kos, la frontiera di Idomeni, la “giungla” di Calais, i campi intorno a Belgrado ma anche i “Balzi Rossi” vicino a Ventimiglia, le montagne di Bardonecchia, o il mare al largo di Lampedusa.

Ma chi sono questi profughi, questi migranti che chiedono asilo e protezione al nostro mondo? In un periodo di fragilità economica e sociale, come quello che le nostre società stanno attraversando dall’inizio della crisi economica del 2008, è facile lasciarsi prendere dalla paura dei “barbari alle porte”, degli invasori che arrivano a sradicare le nostre certezze. Una massa informe, gigantesca e spaventosa, che punta a conquistare il nostro mondo, a imporre nuovi usi e costumi, a cambiare le nostre abitudini, quasi fossimo vicini al punto di non ritorno, prossimi a sentirci stranieri a casa nostra. Questo è il racconto alimentato dai populismi che soffiano in tutta l’Europa.

Eppure, questi profughi, questi migranti, sono uomini, donne e bambini esattamente come noi.

Il progetto

Dalla metà del 2015 in poi l’«emergenza profughi» non solo è stato uno degli argomenti che più ha alimentato le cronache e scosso l’opinione pubblica ma è anche diventato uno dei temi centrali su cui si gioca il futuro dell’Europa.
In questi mesi, tutti i momenti più «caldi» di questa emergenza sono stati documentati da fotoreporter indipendenti torinesi. Uomini e donne che hanno raggiunto, di volta in volta, Kos o Idomeni, Calais o Gevgelia, Bardonecchia o Claviere con l’unico scopo di raccontare le storie delle persone in fuga dalla guerra. Reporter che non avevano alle spalle le redazioni dei giornali o le grandi agenzie fotografiche, che in molti casi hanno viaggiato e fotografato a proprie spese e quasi sempre senza riuscire a pubblicare le loro inchieste, per la sordità di molti dei media nazionali.

Tre sono gli obiettivi di questa mostra:
– fornire un punto di vista sfaccettato e multiforme sulla crisi dei migranti, tanti sono gli autori impegnati in questo reportage collettivo;
– raccontare il «volto umano» della crisi dei migranti partendo dalle persone, dai volti, dalle storie;
– consentire a materiali fotografici di altissima qualità, e dall’alto valore sociale, di trovare una ribalta che al contempo rappresenti una opportunità “esperenziale” di fruizione e di comunicazione.

Il percorso

Le origini e le cause dell’esodo, il percorso e le difficoltà del viaggio, la concretizzazione di una speranza e di un sogno nel territorio piemontese; si è scelto un percorso tematico, per guidare il pubblico nei vari momenti che scandiscono la quotidianità di chi dalla propria terra intraprende il cammino verso un mondo migliore; ecco allora le fasi salienti di questi viaggi: il «Mare», trampolino e naufragio verso il miraggio di un nuovo mondo; la «Strada», attraverso i campi, i fiumi, le lande desolate delle terre di nessuno; l’arrivo davanti alle «Barriere», fatte di reti, muri, confini; i «Campi», luoghi di attesa, di riposo, di speranza, di paura; gli «Incontri» tra le società, i turisti e i migranti e infine le “storie di inclusione” dove finalmente alcune di queste persone raggiungono il traguardo dell’inserimento nella società che li ospita.

Gli autori

Marco Alpozzi. Fotografo indipendente, collabora con La Presse di Torino. Ha documentato tutti gli eventi più importanti in Italia e in Europa. Imbarcato sulla nave Cigala Fulgosi ha fotografato le operazioni di soccorso della Marina Militare Italiana.
Stefano Bertolino. Videomaker indipendente e giornalista collabora con Il Fatto Quotidiano. Ha seguito nel 2015 la rotta balcanica.
Mauro Donato. Ha iniziato ad esercitare come fotogiornalista freelance pubblicando negli anni su diverse testate Nazionali ed internazionali. Oggi insegna fotografia negli istituti tecnici di Torino.
Max Ferrero. Fotografo indipendente collabora con l’agenzia AGF di Roma. Ha seguito gli sbarchi nell’isola greca di Kos e la rotta balcanica tra Grecia e Macedonia.
www.maxferrero.it
Mirko Isaia. Fotografo indipendente ha documentato la situazione presso “the Jungle” a Calais in Francia.
Giulio Lapone. Fotografo indipendente. Si è concentrato sugli eventi italiani, in special modo a Ventimiglia e a Torino.
Matteo Montaldo. Fotografo indipendente collabora con l’agenzia Buenavista. Ha seguito la rotta balcanica e l’ha documentata attraverso una serie di ritratti.
Giorgio Perottino. Collaboratore dell’agenzia Reuter, ha documentato la rotta balcanica tra Grecia – Macedonia e Serbia nel novembre 2015 per l’ONG Nutriaid.
Andreja Restek. Fondatrice di APR News, nell’estate 2015 ha seguito le rotte dei migranti negli stati di Serbia, Croazia e Ungheria.
Paolo Siccardi. Fotografo indipendente, è collaboratore di Famiglia Cristiana, ha documentatola rotta balcanica nell’inverno del 2015-2016

Patrocini e conferimenti

Medaglia del Presidente della Repubblica
Alto Patrocinio del Parlamento Europeo
Patrocinio del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali
Patrocinio dell’Alto Commissariato delle nazioni Unite per i Rifugiati UNHCR

Il progetto Interreg Italia-Svizzera Minplus

La mostra Exodos è parte integrante del Progetto “Minplus”, INTERREG tranfrontaliero ITA-CH.
Exodos è una mostra itinerante, con più di 60 esposizioni tra il 2017 e il 2019.

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Exodos, un caso di studio di comunicazione esperienziale